Se così su due piedi vi dico “punto G” senza altro aggiungere sono quasi certa che tutti voi sapete a cosa mi sto riferendo. Magari non siete certissimi su dove si trova, vi trovate in imbarazzo a descriverne la natura e la funzione, non siete molto pratici su come gestirlo al meglio. Però, ne sono certa, una buona fetta di voi sa che mi sto riferendo a quel particolare punto, chiamato G, che hanno solo le donne e che è, diciamo, il centro assoluto del piacere termonucleare globale.

Giusto. Bravi.

Bene, ora che pensate di sapere tutto e di essere arrivati, vi svelo un segreto. Il punto G, che poi punto non è, non viene da solo, ma accompagnato dal punto A.

E dal punto P.

E dal punto U.

E dal punto K.

Ecco, mi spiace.

Mi spiace davvero di cuore dover demolire così su due piedi tutte le certezze che fino ad ora avete faticosamente messo insieme, ma se trovate il punto G siete praticamente solo a metà dell’opera…

La storia del punto A

Come molto spesso accade la paternità della scoperta di parti fisiche particolari come il punto A ha una attribuzione travagliata.

I libri di medicina infatti riportano il dottore malese Chua Chee Ann come scopritore di quest’area. La storia racconta che il dottorino stava facendo degli studi per trovare una soluzione alla secchezza vaginale: a furia di tastare e premere, sfregare e manipolare vagine di signore, scoprì che premendo la zona posteriore della stessa, in corrispondenza della cervice, si otteneva ogni volta una intensa lubrificazione delle pareti vaginali, anche in assenza di una eccitazione mentale.

Le sue ricerche risalgono al 1996, ma non vennero rese pubbliche fino al 2007. Se vi state chiedendo il perché, eccovi una delle sue interviste più complete mai rilasciate.

La vera madrina della scoperta del punto A è invece Marie Stopes, ingegnere, architetto, paleontologa, biologa e geologa, vissuta a inizio Novecento. Fu infatti la prima che descrisse quell’area come punto erogeno, senza però alcuno studio di carattere medico. Le informazioni infatti erano contenute nel volume “Married Love or Love in Marriage“, saggio che la Stopes iniziò a scrivere dopo il suo divorzio nel 1913 e relativo al modo in cui la vita matrimoniale dovrebbe andare.

Nel saggio si parlava ampiamente di piacere femminile come modo per far durare un matrimonio. Il saggio venne rigettato da tutte le case editrici dell’epoca e venne pubblicato solo nel 1918, grazie agli sforzi economici del secondo marito della Stopes.

Il punto A

Indipendentemente da chi l’ha individuato per la prima volta, il punto A deve il suo nome dal suo acronimo inglese AFE, ovvero Anterior Fornix Erogenous zone, che tradotto suona come zona erogena del fornice anteriore.

Marie Stopes, colei che per prima parlò pubblicamente di Punto A, piacere femminile e matrimonio nel suo saggio “Married Love or Love in Marriage”

Per chi non è solito usare questi termini, il fornice (o arco vaginale) è la parte interna della vagina, e più precisamente il solco circolare situato nella sua parte più profonda.

Se dovete individuarlo, fate così. Con le mani ben pulite, inserite un dito in profondità, facendolo scorrere lungo le pareti vaginali: queste saranno attaccate una all’altra per buona parte della lunghezza della vagina, fino a che non noterete che si staccano e divaricano. Ecco: siete arrivat* al fondo del canale vaginale. Ora esplorate con il polpastrello ciò che avete davanti: state toccando la cervice, ossia l’imboccatura dell’utero. É una parte liscia e tondeggiante che si estroflette verso la vagina creando qualcosa che al tatto assomiglia a un anello. La sua porzione anteriore corrisponde a quello che viene chiamato Punto A.

La zona viene anche chiamato secondo punto G perché, se stimolata, può portare a una repentina lubrificazione vaginale che può terminare anche con un orgasmo senza ulteriore stimolazione.

Sezione delle pelvi femminili
Evidenziato in giallo il PUNTO A

Un altro modo molto usato nei paesi anglosassoni è deep spot ossia punto profondo, proprio perché si trova localizzato nel punto più nascosto della vagina.

Come trovare il punto A facendo l’amore

Se state cercando il punto A, il mio consiglio spassionato, prima di partire alla carica, è di giocare con le mani e con la vista, esplorando le segrete e umide cavità della vagina alla ricerca del Santo Graal. Solo dopo aver avuto la prova provata (sotto forma di squirt) che state operando nel giusto (punto), passate all’azione senza mani.

Se volete, potete procedere in questa posizione: il partner si mette sdraiato sulla schiena mentre la donna si siede a gambe divaricate sopra di lui, le gambe distese ai lati del corpo del compagno, la schiena verticale, petto inarcato in avanti e in alto, con testa e spalle lasciate andare all’indietro.

La posizione del busto e della testa, oltre a mostrare le tette in tutto il loro splendore, permette di esercitare una forte spinta perché mette in tensione i muscoli del bacino, aumentandone controllo e forza. A ogni spinta inoltre il bacino si retroverte spontaneamente (per compensare l’arco fatto dal busto), così la clitoride sbatte gradevolmente contro l’osso pubico ogni volta la punta del pene sbatte contro il punto A.

Insomma, minima spesa, massima resa.

Ultima nota: questa posizione piace molto più alle donne che stanno sopra rispetto agli uomini che si fanno cavalcare. Quindi usatela quando l’erezione è salda e intensa, allo scopo preciso di venire e non come passaggio di riscaldamento.

La posizione migliore per permettere di raggiungere il punto A è questa.
Si chiama Cowgirl, visto che è la ragazza a montare il suo uomo

Il punto P

Il punto P, o fornice Posteriore, è dalla parte opposta rispetto al punto A. Se uno è anteriore, l’altro insomma è posteriore.

Ovviamente tutta l’area che circonda la cervice è molto sensibile, ma le sue porzioni anteriore e posteriore regalano sensazioni amplificate. Il particolare, la cosa interessante quando si stimola il punto P è che si va a sollecitare anche la zona perianale interna: per questo motivo giocare con questa porzione di vagina è molto utile se si desidera avere un rapporto anale. Non solamente eccita la parte, facendo aumentare il desiderio di maggiori stimolazioni dirette, ma dilata fisicamente anche lo sfintere, rendendo la penetrazione anale più facile.

Per individuare il punto P potete usare un sex toy con l’asta ricurva, usandolo con la punta verso il basso.

Se invece volete arrivarci con il pene, il mio consiglio è di mettersi a pecorina, avendo cura di inarcare la zona lombare quanto più possibile.

Il punto U

Il punto U altro non è che l’imboccatura dell’uretra, situata appema sopra l’apertura vaginale, sopra le labbra. Poiché questa zona è molto sensibile, generalmente più della maggior parte della vagina e della vulva, non occorre metterci troppa forza.
Per titillare questa zona la cosa migliore è posizionare i polpastrelli proprio sopra l’uretra (mani lavate mi raccomando!!) muovendo quindi le dita orizzontalmente e verticalmente con gran lentezza.

Il mio consiglio è che le dita siano leggermente lubrificate, in modo da scivolare senza attriti. Una cosa molto piacevole è di non usare la saliva ma di bagnare il dito facendolo scivolare nella vagina, giusto quanto serve per inumidirlo, per poi ritirarlo e usarlo per la masturbazione. Il rapido passaggio in vagina non passerà inosservato, soprattutto se poi viene seguito da una stimolazione così puntuale e precisa.

L’umanità è strana: se non arriva all’orgasmo se ne fa un problema, ma se ci arriva troppo presto pure. E’ tutto un “Amore, vieni?”, “Sto per venire, aspettami”, “Un secondo, vengo anche io!”, “Peccato, stavamo per venire quasi insieme”.
Nonostante la gente pensi così tanto all’orgasmo nessuno ti sa dire il tempo ideale per arrivarci. Subito non va bene, e mai neppure. Qual è il tempo giusto? Venti minuti? Mezz’ora. Come si fa a scopare pensando a venire dopo che è venuto l’altro ma non troppo dopo sennò l’altro si annoia. Una cosa sconcertante del sesso è questa: appena sei venuto non te ne frega più niente del sesso.
(Massimiliano Parente)

Una sola nota: questa è una zona che tende a diventare ipersensibile. Non insistete troppo. Soprattutto, non aggreditela dopo un suo orgasmo, se volete portarla ad averne un altro subito dopo. 

Il punto K

Infine, ultimo ma non meno importante, il punto K.

L’area è posizionata sopra l’ano, alla base della colonna vertebrale. Più prosaicamente, dove iniziano a separarsi le natiche. Nella pratica taoista è considerata una zona erogena secondaria, ricca di energia yang. Avete mai sentito parlare del potere del kundalini? Ecco, in Occidente si chiama punto K, in Oriente Kundalini. Ma è la stessa cosa.

Cosa dovete farci? Nulla di particolare sto giro. Solo svegliarlo. Ossia accarezzarlo, picchiettarlo, solleticarlo, baciarlo e massaggiarlo a piacere. Nulla più. Non dovete neppure crederci. Il magico potere del Kundalini farà il lavoro per voi.

Ah, la cosa figa del punto K è che, a differenza degli altri tre, ce lo hanno tutti, uomini e donne.

Quindi sotto a massaggiarvelo!

 

E poi fatemi sapere qual è il vostro punto preferito!