Se provate a digitare su Google Educare alla sessualità, Educazione sessuale o altre chiavi analoghe vi verranno fuori una valanga di pagine di articoli, studi, seminari, libri e corsi, un panorama multiforme e variegato di proposte. Per dire, la voce di Wikipedia su “educazione sessuale” arriva nella seconda pagina di ricerca perché, evidentemente, esistono in rete risultati maggiormente qualificati.
Tutto ciò che dovrebbe far ben pensare. Del tipo: ma se ci sono tutte queste iniziative, allora vuol dire che di sesso se ne parla, in Italia. E che se ne parla apertamente, nelle scuole e nelle famiglie, senza tabù e con scientificità quindi.
E invece no, nada, nulla.
La morte nera.
Una sorta di gattopardismo tutto italiano: tante parole, tante proposte, tanti proclami e tante promesse. Per riuscire, alla fine, a non fare nulla di concreto.
Proveremo allora noi di The Sex Salad a fare un po’ di cultura. Questo è la nostra missione da sempre, lo scopo ultimo del nostro lavoro. Rendere la sessualità un argomento insegnato e insegnabile, di cui si può parlare senza tabù, persino a scuola, un argomento finalmente alla portata della sensibilità individuale di ciascuno. Adesso poi ci si mette pure il Papa a dirlo!

Ecco, adesso ci si mette pure il Papa a dire che serve parlare di sesso… Non ho capito: mi sta a rubare il lavoro??
Troppo spesso infatti educare alla sessualità viene fatto coincidere con l’educazione riguardante il solo comportamento sessuale di relazione, sovrapponendo quindi una esperienza prettamente fisica come fare l’amore con le sue componenti emotive e di relazione con il prossimo, che quindi vengono appiattite a pura genitalità.
La sessualità invece include molti aspetti che vanno oltre il solo agire sessuale, motivo per cui educazione affettiva ed emotiva costituiscono una cosa sola con l’educazione sessuale.
Per intenderci: voler imparare a fare sesso senza saper come si rispetta il prossimo (e cosa significhi essere rispettati) è come voler imparare a nuotare senza bagnarsi…
Secondo la definizione dell’OMS
La sessualità è un aspetto centrale dell’essere umano lungo tutto l’arco della vita e comprende il sesso, le identità e i ruoli di genere, l’orientamento sessuale, l’erotismo, il piacere, l’intimità e la riproduzione.
La sessualità viene sperimentata ed espressa in pensieri, fantasie, desideri, convinzioni, atteggiamenti, valori, comportamenti, pratiche, ruoli e relazioni. Sebbene la sessualità possa includere tutte queste dimensioni, non tutte sono sempre esperite o espresse.
La sessualità è influenzata dall’interazione di fattori biologici, psicologici, sociali, economici, politici, etici, giuridici, storici, religiosi e spirituali.

Ditemi che lo conoscete. Vito Cosmai e la storia dell’emoscambio… Se non sapete a che mi riferisco, provate a fare qualche ricerca su Google
Enjoy
Che cos’è quindi l’educazione alla sessualità?
Per iniziare, questa è la definizione fornita dal Federal Center for Health Education che detta gli Standard per l’Educazione Sessuale in Europa
Educazione sessuale significa apprendere relativamente agli aspetti cognitivi, emotivi, sociali, relazionali e fisici della sessualità. L’educazione sessuale inizia precocemente nell’infanzia e continua durante l’adolescenza e la vita adulta e mira a sostenere e proteggere lo sviluppo sessuale. Gradualmente essa aumenta l’empowerment di bambini e ragazzi, fornendo loro informazioni, competenze e valori positivi per comprendere la propria sessualità e goderne, intrattenere relazioni sicure e gratificanti, comportandosi responsabilmente rispetto a salute e benessere sessuale propri e altrui.
L’OMS sostanzialmente ci dice due cose. La prima è che l’educazione sessuale non riguarda solamente gli aspetti fisici, ma anche quelli emotivi, sociali e relazionali.
La seconda, conseguente, è che l’educazione sessuale è un continuum, che inizia nell’infanzia e prosegue accompagnando lo sviluppo della persona.
Riprendendo le parole di Roberta Giommi, psicologa e psicoterapeuta, autrice di numerosi libri dedicati a bambini e ragazzi
Risulta a nostro avviso di fondamentale importanza estendere l’educazione alla funzione relazionale della sessualità, che è rappresentata dall’impegno a stabilire un rapporto di ascolto di noi stessi e dalla capacità di riconoscere gli “altri” come persone, imparando il rispetto per l’altro/a sia nella dimensione dell’amicizia e dell’intimità, sia nell’esperienza dell’amore e dello scambio sessuale.
La concezione olistica
Gli Standard per l’Educazione Sessuale in Europa, come forse avrete visto, sono un corposo volumetto di una quarantina di pagine, che mi sono presa la briga di leggere per voi e che, se volete, vi racconto per sommi capi.

Volantino del 1954 di una riunione della U.D.I. (Unione Donne Italiane)
CREDITS: https://archiviodigitale.udinazionale.org/
Per prima cosa si parla della necessità di un nuovo approccio alla sessualità e al suo insegnamento, sottolineando l’importanza di porsi in maniera positiva e proattiva. La maggior parte dei professionisti e degli operatori hanno infatti un atteggiamento negativo, ovvero “orientato ai problemi”. L’attenzione principalmente rivolta a problemi e pericoli mal si coniuga d’altra parte con le curiosità, gli interessi, i bisogni e le esperienze di vita dei giovani. Così si finisce per ottenere il risultato opposto, ovverosia allontanare i ragazzi e i loro genitori da un approccio costruttivo alla sessualità.
L’evoluzione dell’educazione sessuale è stata quindi una lunga battaglia, personalmente non credo ancora vinta, per conciliare il ruolo dei professionisti, rivolto a prevenire possibili problemi di salute (malattie, gravidanze, ripercussioni psicologiche) con l’effettiva efficacia di questi messaggi per i giovani.
Questo nuovo approccio viene definito olistico, perché si basa sul concetto di sessualità come un’area del potenziale umano, quindi parte di un processo educativo globale di educazione dell’individuo nel suo complesso.
Educazione sessuale: informale e formalizzata
Proseguendo, possiamo dire che esistono due forme principali di educazione. E quindi pure di apprendimento.
Soprattutto nelle fasi iniziali di vita, questi processi sono prevalentemente informali, ossia non canonizzate come vere e proprie lezioni. In questo periodo si impara quindi principalmente dai genitori, seguendone e imitandone il comportamento, a capire cosa è corretto fare. Ad esempio, è dai genitori che si impara il senso del pudore. e chi come me ha avuto figli piccoli sa perfettamente a cosa mi sto riferendo, quante volte a un genitore di un infante è toccato dire: non tirati su la gonna, siamo in pubblico. Oppure: no, non puoi toccarti il pistolino qui perché siamo al ristorante.

CREDITS: illustrazione di Daniela Carvalho
Ma si impara pure dal gruppo dei pari, gli amici coetanei per intenderci. E da internet.
Il problema di tutte queste fonti, compresi i genitori purtroppo, è il grado di correttezza e attendibilità delle informazioni passate. Il rischio, nell’entrare in contatto con fonti non attendibili, è che i giovani vengano influenzati negativamente dalle stesse, con conseguente disagio.
L’attendibilità e la completezza di questo tipo di informazioni viene poi ulteriormente limitato dall’atteggiamento genitoriale diffuso per cui, salvo casi di adulti illuminati:
I genitori e gli adulti hanno spesso scelto il silenzio su questo argomento, senza considerare che il silenzio è esso stesso un modo di comunicare, che, proprio per il fatto che “di sessualità non si può parlare”, crea censure e tabù e condiziona in senso negativo i processi di crescita. Approfittando del silenzio degli adulti, prendono voce, al contrario, i cento messaggi del mondo esterno che facilmente passa contenuti e informazioni sbagliate, paurose e straordinarie (Giommi e Perrotta, 1992).
Esistono poi forme di apprendimento formalizzate, in capo a professionisti, che siano di area medica, pedagogica, sociale o psicologica, e la cui fonte principale è, ovviamente, la scuola. Ma si tratta pure di libri, pieghevoli, volantini, siti internet educativi, programmi educativi e campagne promozionali per radio e televisione.

Una immagine tratta da un libro cinese di educazione sessuale per bambini. Le immagini sono senza dubbio esplicite e chiare.
Sui testi, però, non posso espormi troppo…
Educazione informale e formalizzata non sono quindi antagoniste. Anzi, devono essere viste come complementari perché, se la scuola può (e deve) svolgere un ruolo importante per l’educazione formalizzata, non può essere ragionevolmente considerata il principale mezzo per coinvolgere i ragazzi…
Un processo di apprendimento
Ultima cosa, come vi anticipavo, l’OMS suggerisce che educazione affettiva e sessuale diventino un percorso di apprendimento continuativo, un processo che dura tutta la vita e is adegua, in termini di approfondimento dei contenuti e linguaggio, allo sviluppo psico-fisico della persona, presa nella sua individualità.
Gli stessi argomenti si ripresentano nel tempo e le informazioni relative sono fornite secondo l’età e lo stadio evolutivo dell’individuo.
Il Europa per esempio non vi alcuna omogeneità circa età di inizio e percorsi formativi proposti: laddove l’educazione inizia con la scuola secondaria, solitamente è utilizzata una definizione di educazione sessuale molto più ristretta, in termini di “contatti sessuali”, mentre nei paesi dove inizia prima, la definizione e i programmi vengono estesi e comprendono non solo gli aspetti fisici e relazionali della sessualità e dei contatti sessuali, ma anche una gamma di altri aspetti come l’amicizia o i sentimenti di sicurezza, protezione e attrazione. (Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS e BZgA, 2010)

Per Holm Knudsen
How a baby is made
Libro per bambini, Danimarca, 1975
Il corollario è che è necessario verificare l’effettiva efficacia dei programmi di educazione sessuale che vengono proposti solo nella scuola secondaria, senza essere stati introdotti o preceduti da programmi di educazione sessuale ed affettiva durante gli anni della scuola primaria. I bambini arrivano infatti nella scuola con una serie di pre conoscenze (o preconcetti) sulla sessualità, legati appunto alle conoscenze informali fino ad allora acquisite, ed è proprio in questo luogo che dovrebbero poter trovare risposte ai propri quesiti e l’opportunità di un confronto produttivo con adulti e pari.
La sfida quindi è ampia e complessa e merita una discussione non solamente relativa ai contenuti, ma anche ai tempi, ai mezzi e ai linguaggi espressivi adottati.
La volontà e la speranza di The Sex Salad è di poter contribuire al dibatti, anche solamente proponendosi come fonte di informazioni attendibili e verificate.
A voi la parola ora.