“È tempo di promuovere nelle scuole una corretta educazione ai temi di salute facendo si che la salute diventi materia di insegnamento trasversale in tutte le scuole, in linea con gli insegnamenti dell’OMS e attraverso un’alleanza tra scuola e SSN, tenendo conto degli obiettivi, dei soggetti, delle risorse dei saperi umanistici e scientifici e delle relazioni che li legano, per cosi dire, attraverso un approccio scolastico globale”.

Questo il discorso di apertura tenuto dalla Ministra della Salute Giulia Grillo durante il convegno “Risultati dello Studio Nazionale Fertilità”, che si è tenuto il 19 febbraio a Roma.

L’incontro è stato organizzato per divulgare il progetto CCM “Studio Nazionale Fertilità”, terminato con la fine del 2018 e il cui obiettivo era di raccogliere informazioni sulla salute sessuale e riproduttiva della popolazione italiana, al fine di  orientare le scelte programmatiche dello Stato a favore di un aumento del tasso di fertilità in Italia.

Le linee di indagine

Sono state portate avanti quattro distinte linee di indagine: è stato infatti analizzato il comportamento di 16.000 studenti di 16/17 anni, 14.000 studenti universitari, 20.000 adulti in età fertile tra i 18 e i 49 anni e infine i professionisti medici.

I dati emersi sono a volte eterogenei, ma un elemento è costante: la maggior parte degli studenti intervistati, pure gli universitari, ricerca le informazioni in ambito sessuale e riproduttivo su internet e solamente 1 su 4 di loro in famiglia, che quindi si conferma come luogo di imbarazzo e silenzi.

La scuola invece viene vista da tutti come il luogo preposto a imparare non solamente le discipline tradizionali, ma anche il sesso declinato nelle sue varianti riproduttive, di salute e di piacere.

La scuola come luogo dove ricevere informazioni su sesso, salute e riproduzione

Se la scuola si conferma come il luogo deputato alla conoscenza, emerge anche la volontà degli studenti di tenere separato il corpo docente da coloro i quali sono chiamati a parlare di sesso: il 60% dei ragazzi vorrebbe poterne parlare con un professionista specifico. Il quadro si presenta uguale in tutte le regioni italiane, anche se il sud Italia si presenta ancora caratterizzato da una limitata spinta verso la cultura.

Gli altri risultati

I risultati emersi sono stati raccolti all’interno di un corposo fascicolo: noi di The Sex Salad lo abbiamo letto per voi e deciso di riportarne le parti più significative.

Circa 1 adolescente su 3 ha dichiarato di aver avuto rapporti sessuali completi prima dei 16 anni

Un elemento interessante è la precocità dei primi rapporti sessuali: circa 1 adolescente su 3 ha dichiarato di aver avuto rapporti sessuali completi prima dei 16 anni.

Se si sommano poi le percentuali di coloro che hanno avuto rapporti incompleti, le percentuali salgono a circa 1 adolescente su 2 ha avuto contatti sessuali con un’altra persona. 

Nonostante un giovane su 3 abbia avuto rapporti sessuali durante la scuola secondaria, solamente uno su 10 si è sottoposto a un controllo medico specifico.

A questo dato però fanno da contraltare situazioni di scarsa informazione dei giovani stessi, che non sono soliti prendere informazioni da medici privati o professionisti del settore che operano in contesti gratuiti come i consultori. Inoltre non sono stati educati a controllare la loro salute sessuale e riproduttiva, forse proprio perché non sono stati neppure abituati a poterne liberamente parlare in casa.

I medici intervistati invece hanno in generale un buon bagaglio di conoscenze, anche se non ottimo come sarebbe auspicabile: non tutti i professionisti hanno risposto correttamente, evidenziano bisogni formativi su alcune aree e sulla relativa comunicazione agli assistiti.

Ciò che occorre forse più di ogni altra cosa è trattare in maniera sistematica e serena le tematiche di carattere sessuale e riproduttivo in abito scolastico, sulla scorta delle esperienze didattiche estere. E se vi manca il quadro completo su come fanno le altre nazioni, continuate a seguirci perché domani parleremo proprio di questo.