Da quando mi sono imbattuta in lei, Cindy Eckert è entrata a far parte a pieno diritto del mio piccolo pantheon personale! Perché? Perché ha inventato la prima droga in assoluto destinata ad aumentare il piacere femminile.

Vi racconto una cosa.

Esistono 26 (ventisei!!) tipi differenti di prodotti farmaceutici approvati dal FDA americana destinate a combattere una qualche diamine di forma di disfunzione maschile. Ma fino al 2015, anno in cui Cindy inizia a lanciare sul mercato il suo prodotto (occorre aspettare il 2018 per la sua commercializzazione effettiva), non ne esisteva neppure uno per il piacere femminile.

Cioè, avete capito? 26 a zero!

E in effetti, se ci pensate bene, questa storia racconta la Storia della diversità di genere più di qualsiasi altra che avremmo mai potuto raccontarvi… Per dire, quando il Viagra è stato approvato ha avuto una via preferenziale per l’approvazione: la storia probabilmente vi è nota, ma tanto vale ricordarla. Il citrato di sindenafil, il principio attivo del Viagra, nasce nel 1989 come cura e trattamento dell’angina pectoris e brevettato per tale scopo nel 1991. Ben presto la sua efficacia per i disturbi cardiaci si rivela inesistente, mentre emerge con frequenza interessante un effetto collaterale strano. Chimicamente parlando, il UK-92480 era un vasodilatatore, in grado di agire bloccando l’attività di un enzima, la fosfodiesterasi 5 (PDE5). In pratica, provocava poderose erezioni. Solo che erano imbarazzantemente differite nel tempo. Tipo 24 ore dopo l’assunzione del farmaco. Pure troppo per una pillola che provoca l’erezione del membro. Va bene tutto, ma nessuno, neppure il più motivato tra gli uomini, riesce a programmar un coito con tale precisione e anticipo… La palla fu colta al balzo dalla Pfizernel Kent, la casa farmaceutica detentrice del brevetto, e nel giro di soli 4 anni vennero condotti una cosa come 21 mila trial clinici, allo scopo di perfezionarne il dosaggio.Così che il 27 marzo 1998 la Food and Drug Administration americana autorizzò la sua immissione in commercio. Nel corso degli anni i tentativi di replicare la scoperta sono stati molti, al punto da arrivare ad aver in commercio ben 26 alternative, come dicevamo. Evidentemente si tratta di rispondere a una importante esigenza medica insoddisfatta…

E io concordo: il benessere sessuale è evidentemente molto importante per un uomo se la ricerca e la farmacologia sono così interessate a fornire prodotti sempre nuovi e migliori. Cindy Eckert ha ritenuto che una pari importanza doveva essere data anche al piacere femminile e per questo ha combattuto.

Tempo fa sentivo una sua intervista e mi colpirono molto le sue parole, che ora, più o meno a bracico, vi riporto:

Prontamente accettiamo che se un uomo ha qualche problema tra le lenzuola, ha una causa di origine biologica, mentre se sono le donne ad avere problemi di qualsiasi natura in questo campo, pensiamo subito, e senza tema di smentita, che la causa sia psicologica!

Ecco, forse è il caso di invertire questa tendenza. Forse è il caso, per il bene e il benessere di tutti, di cominciare a considerare il piacere della donna come qualcosa di fondamentale. Al pari di quello maschile. Non come qualcosa di limitato a certe donne facili e leggere, non adatte a fare una famiglia per intenderci, ma come qualcosa di naturale e innato nell’essere umano, a prescindere dal suo sesso biologico.

È stato questo pensiero a guidare Cindy Eckert quando, nel 2011, lascia il suo lavoro come rappresentante di una società farmaceutica che si occupava di farmaci per il piacere maschile per dedicarsi alla sua idea: creare un’azienda il cui intento era quello di sviluppare una pasticca per aumentare la libido femminile.

Milioni di donne soffrono al giorno d’oggi di un disturbo del desiderio chiamato HSSD (Hypoactive Sexual Desire Disorder) che causa una riduzione del desiderio sessuale e un aumento dello stress legato all’atto sessuale. Le donne che soffrono di HSSD sono numericamente simili agli uomini che soffrono di disfunzione erettile. Questa condizione non è nuova, ma è nota da 1977: Masters and Johnson ne parlavano apertamente nei loro studi, anche se ottennero poco seguito nell’immediato. Gli studi sulla sessualità e sulla libido femminile sono scarsi e particolarmente recenti, ma l’esistenza di questa sindrome è ormai stata verificata attraverso esami clinici. Studiando attraverso risonanza magnetica il cervello di donne con problemi di desiderio basso e paragonandolo a quello di donne che riportano “normali” livelli di eccitazione, è possibile constatare come l’origine del blocco vada ricercata in una disfunzione di natura prettamente chimica.

È inutile quindi dare a queste donne una pacca sulla spalla, dir loro di rilassarsi, di andare in vacanza o, peggio ancora, di leggersi “50 sfumature di grigio”… È inutile, oltre che sprezzante. Ma è anche indicativo di questa narrativa sociale condivisa che vede la sessualità femminile come qualcosa di inutile, come minimo. Se non di disdicevole e perverso.

Pensando a queste donne, la società della Eckert ha quindi cercato di realizzare un farmaco apposito, una pillola da prendere tutti i giorni in grado di riaccendere il desiderio femminile. La FDA ha immediatamente rigettato il farmaco quando le fu presentato la prima volta. La Eckert, forte dei risultati incoraggianti riscossi durante i test condotti sugli esseri umani e spinta dal feedback di molte donne coinvolte nelle sperimentazioni da lei condotte che erano finalmente riuscite a dare una spiegazione alla loro costante assenza di desiderio, ingaggiò quindi una disputa con l’FDA, riuscendo a spuntarla nel 2015, quando il farmaco fu finalmente approvato. Il brevetto venne poi venduto passando in altre mani, apparentemente non altrettanto interessate e motivate a commercializzare il prodotto, tanto che Cindy dovette affrontare una lunga e costosa causa giudiziaria per riaverlo e poterlo quindi commercializzare. Ma nel giugno di quest’anno il farmaco è stato finalmente messo in commercio negli Stati Uniti con il nome di Addyi.

In ultima cosa: si tratta di un farmaco, non di un miracolo. Pertanto agisce solo nel casi in cui si ha una patologia, nella fattispecie la HSSD. Il principio attivo di questo farmaco si chiama flibanserina ed è stato sintetizzato negli anni Novanta come antidepressivo. Agisce pertanto a livello cerebrale e non, come il viagra, sul corpo e sui flussi sanguigni, alterando l’equilibrio dei recettori di dopamina e serotonina, intervenendo su quelle parti del cervello legate al desiderio sessuale.

Nelle parole di Cindy Eckert:

“Se pensate alla rivoluzione sessuale e a ciò per cui abbiamo lottato, dovete capire che la riproduzione era qualcosa di importante ma era solo il primo passaggio. Parliamo adesso di soddisfazione! Non è forse questo il prossimo passaggio nella rivoluzione sessuale femminile? L’essere padrona dei tuoi desideri!

Se vado dal dottor e lui si informa circa la mia vita sessuale, sono tre le domande che deve porre:

  1. Sei sessualmente attiva?
  2. Hai bisogno di intervenire controllando la tua fertilità?
  3. Vuoi essere testata per delle malattie sessualmente trasmissibili?

Ritengo che al giorno d’oggi i medici devono porre anche un’altra domanda:

  1. Sei sessualmente soddisfatta?

Questo passaggio cambierebbe la mentalità per sempre: occorre sollevare il velo dell’imbarazzo una volta per tutte.”

La realtà però è un’altra. La realtà è fatta di company che sono al 97% maschili e orientate a occuparsi dei bisogni e dei problemi dei maschi, se prendiamo per buono il dato riportato dalla Eckert, cioè che solo il 3% delle aziende sanitarie è controllato da donne. Occorre quindi, come rima cosa se si vuole che la mentalità cambi, assicurarsi che ci siano più donne nei posti di comando. Per incentivare e promuovere questo cambiamento, Cindy ha anche iniziato un suo fondo di investimento chiamato “The Pink Ceiling” il cui scopo è di raccogliere soldi per finanziare la nascita di imprese al femminile.

Il suo slogan? Voglio far diventare le donne fottutamente ricche!

Secondo la Eckert, le donne hanno ormai trovato la loro voce: quello che adesso manca è il potere. E i soldi sono potere!

 

Voi che ne pensate?

Se aveste a disposizione soldi e potere per cambiare il mondo come si usereste?

Scriveteci!

 


Se la storia di Cindy Eckert vi ha interessato e volete saperne di più su di lei e su ciò che dice e fa, vi linko il suo intervento al TEDx:

 

Qui invece trovate il link al suo sito personale “The Pink Ceiling”, il famoso Pinkubator, incubatore rosa, di cui vi parlavo nell’articolo:

https://thepinkceiling.com/meet-cindy

 

E non abbiate paura di cambiare il mondo!