Il sesso secondo me è una delle attività più belle e piacevoli che esistano: fisicamente gratificante ed emotivamente toccante, crea un legame indissolubile tra due persone (o anche più di due, perché limitare il divertimento?) e contribuisce al loro benessere psicofisico complessivo.
Non ci dovrebbero essere controindicazioni nel sesso.
E invece no.
E invece, ci sono le MST, ovvero sia le Malattie Sessualmente Trasmissibili, nome generico e piuttosto vago che tiene insieme ogni tipo di malattia che si trasmette attraverso il contatto genitale caratteristico dei rapporti sessuali e intimi. Senza entrare nel dettaglio (ma se volete più informazioni, andate alla sezione Dalla A alla Z), non tutte le MST sono pericolose in egual maniera e non tutte sono parimenti diffuse: candidosi e AIDS non sono proprio la stessa cosa, per dire. Oggi quindi spendiamo un poco del nostro tempo per parlare di una specifica malattia sessualmente trasmissibile, letale e silenziosa come nessun’altra, l’AIDS. Sebbene la terapia antiretrovirale abbia trasformato l’HIV da un’infezione quasi sempre fatale a una condizione cronica gestibile (a patto di seguire la cura con assoluto scrupolo e diligenza per tutta a vita), rimane una minaccia per la salute globale. Tra tutte infatti l’AIDS è la malattia più invadente e densa di conseguenze: attualmente priva di cura definitiva, ha un periodo di incubazione molto lungo, anche superiore ai 5 anni, che sostanzialmente impedisce al malato di riconoscere la propria situazione patologica per tempo, prima di contribuire al contagio inconsapevole di altri individui.
Che cos’è la giornata mondiale contro l’AIDS?
La Giornata mondiale contro l’AIDS si celebra il 1 ° dicembre di ogni anno: è stata in assoluto la prima giornata mondiale in tema di salute a venir istituita, nel lontano 1988, rappresentando da allora una opportunità pubblica per le persone di tutto il mondo di unirsi nella lotta contro l’HIV, mostrando il loro sostegno alle persone che vivono con l’HIV e commemorando le persone che sono morte, infrangendo pubblicamente lo stigma di vergogna che ha circondato questa malattia nei primi anni dall’esordio.
A livello globale ci sono circa 34 milioni di persone che hanno il virus. Nonostante il virus sia stato identificato solo nel 1984, oltre 35 milioni di persone sono morte di HIV o AIDS, rendendola una delle pandemie più distruttive della storia. Ad oggi sono stati fatti numerosi e significativi progressi scientifici nel trattamento dell’HIV, sono state varate leggi per proteggere le persone che vivono con l’HIV e a livello di mass media è aumentata la consapevolezza intorno alla malattia e alle sue forme di diffusione, contribuendo nettamente a spezzare l’isolamento in cui molti malati erano stati relegati.
Nonostante questo, oggi, le persone, in special modo quelle più giovani che non hanno vissuto sulla loro pelle l’escalation della malattia nel decennio ’80/’90, non conoscono i fatti e non sanno come proteggere se stessi e gli altri. Anche se la stigmatizzazione e la discriminazione restano una realtà per molte persone che vivono con questa condizione.
La giornata mondiale contro l’AIDS è importante perché ricorda alla gente comune, e pure al nostro benamato governo, che l’HIV non è affatto scomparso: c’è ancora un bisogno vitale di raccogliere fondi, aumentare la consapevolezza, combattere i pregiudizi e migliorare l’istruzione.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità nel 2016 in Italia sono state notificate 3.451 nuove diagnosi di infezione da HIV, cioè 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti.
I numeri dell’emergenza
L’identikit della persona malata è cambiata decisamente nel corso degli anni: stando ai dati registrati nel 2016, le persone che hanno scoperto di essere stati contagiati nel 76,9% dei casi erano maschi, con una età media di 39 anni (36 per le donne). Nel 1985, quando si iniziarono a raccogliere i primi dati, l’età media in cui veniva scoperta la malattia era 26 anni per i maschi e 24 per le femmine.

Fig.1 Nuovi contagi
Anno 2016
Grafico dell’autrice
Fonte: ISS 2017
In quegli anni, come sicuramente si ricorda chi, come me, c’era, l’emergenza AIDS era confinata nettamente nell’ambiente della droga, per cui la via di infezione più frequente era lo scambio di siringhe usate (quindi sporche di sangue infetto): dati alla mano la trasmissione per scambio di siringhe è passata dal 76,2% del 1996 al 2,8% del 2016, mentre quella legata a rapporti sessuali non protetti è passata dall’1,7% al 47,6% per gli eterosessuali, mentre è passata dal 6,3% degli anni ’90 al 38,0% attuale nel caso di rapporti omosessuali. Numeri alla mano è possibile quindi affermare che la malattia interessa ad oggi altri gruppi di persone, proprio quelli che si sentivano immuni nel passato e che quindi, forse, non hanno adottato nel tempo alcun comportamento sessuale consapevolmente indirizzato a favor di sicurezza.
Come si vede infatti dal grafico n° 2, nel 2016 la stragrande maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV era attribuibile a rapporti sessuali non protetti: complessivamente l’85,6% di tutte le segnalazioni (suddivisi tra eterosessuali 47,6% e MSM (AKA men who have sex with men) 38,0%).

Fig.2 Distribuzione malati per metodo di contagio
Confronto tra la situazione rilevata nel 1996 e quella del 2016
Grafico dell’autrice
Fonte: ISS 2017
L’AIDS è diventato a tutti gli effetti una malattia sessuale, che colpisce prevalentemente i maschi, indipendentemente dal loro indirizzo sessuale. La principale causa è il sesso (occasionale) non protetto.
Una conseguenza diretta di ciò è che le persone non immaginano di essere infette perché ritengono di non aver avuto comportamenti a rischio: si sa che l’aids è la malattia dei froci e dei drogati, no? Succede così che la sieropositività viene scoperta tardi e spesso a causa di una sua violenta manifestazione: dovete considerare che, dati alla mano, le cause di diagnosi sono pneumocistosi polmonare, sarcoma di Kaposi e linfoma. Tutte patologie tipiche del malato di AIDS in fase conclamata e acuta (per non dire terminale). Così, la proporzione delle persone con nuova diagnosi di AIDS che ignorava la propria sieropositività e ha scoperto di essere HIV positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di AIDS si è letteralmente impennata nell’ultimo ventennio, passando dal 20,5% del 1996 al 76,3% del 2016. Legando questo dato alla causa dell’infezione, emerge che il dato è particolarmente rilevante tra i casi di trasmissione per via sessuale e tra gli stranieri. Da inscriversi in questo contesto, il fenomeno del chem sex, consistente in pratica in festini a base di droghe sintetiche e sesso con multipli partner sconosciuti.

Fig.3 Proporzione delle persone con nuova diagnosi di AIDS che ignorava la propria sieropositività e ha scoperto di essere HIV positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di AIDS
Confronto 1996 / 2016
Grafico dell’autrice
Fonte: ISS 2017
Osservando la distribuzione geografica delle notifiche di AIDS nel 2016 è evidente un gradiente Nord-Sud. Le regioni con incidenza maggiore, nell’ordine, sono risultate Liguria, Marche, Umbria, Toscana e Molise; le province più colpite Lecco, Terni, Livorno, Macerata, Imperia, Siena, Pistoia, Ascoli Piceno e Gorizia.
Il numero di morti per AIDS, crollato rispetto al picco dell’epidemia grazie ai farmaci, è rimasto stabile negli ultimi anni. Dall’inizio dell’epidemia (1982) a oggi sono stati segnalati 68.982 casi di AIDS, di cui 44.254 deceduti fino al 2014.
Sono stati notificati 778 casi di AIDS, la fase più avanzata della malattia, pari a un’incidenza di 1,3 nuovi casi per 100.000 residenti. Il numero di casi di AIDS è diminuito moltissimo rispetto all’apice dell’epidemia degli anni ‘80 e ‘90, mentre negli ultimi anni tende a diminuire molto lentamente.

Fig.3 Numero di nuove diagnosi di infezione da HIV per classe d’età e modalità di trasmissione (2016)
MSM: Comprende gli uomini che hanno rapporti con altri uomini, INDIPENDENTEMENTE dalle scelte sessuali dichiarate
IDU: Injective Drug Users, ossia consumatori di droga
Elaborazione grafica: http://www.saluteinternazionale.info
Fonte: ISS 2017
Cosa possiamo fare tutti?
Nel 2014, l’Unaids ha stabilito l’obiettivo sintetizzato nella terna 90-90-90: entro il 2020, il 90% di tutte le persone che vivono con l’Hiv dovrà essere a conoscenza del proprio stato infettivo; il 90% di tutte le persone con infezione da Hiv diagnosticata dovrà ricevere una terapia antiretrovirale (Art); il 90% di tutte le persone sottoposte a terapia per l’Hiv dovrà raggiungere la soppressione virale.

Gli ambiziosi obbiettivi della campagna promossa da UNAIDS per il 2020
CREDITS: Pubblicazione UNAIDS http://www.unaids.org/sites/default/files/media_asset/90-90-90_en.pdf
Finora, l’obiettivo 90-90-90 è stato raggiunto in sette Paesi: Botswana, Cambogia, Danimarca, Islanda, Singapore, Svezia e Regno Unito, e almeno quattro grandi città: Amsterdam, Melbourne, New York City e Parigi.
In questo momento specifico, almeno in Europa e nei paesi sviluppati, occorre lavorare affinché emergano sistematicamente i casi di infezione inconsapevole, in modo da prevenire (o ritardare nei casi peggiori) l’evoluzione da HIV a AIDS e da evitare ulteriori contagi inconsapevoli. Il fatto che l’infezione non possa più essere associata a categorie facilmente identificabili, come i tossicodipendenti, suggerisce l’opportunità di effettuare screening su tutta la popolazione sessualmente attiva, indipendentemente dalla situazione sentimentale o dall’orientamento sessuale.
In questo senso appare chiave il ruolo dei medici di famiglia, come principali facilitatori all’accesso delle informazioni. Ma non è neppure possibile prescindere da corsi di educazione sessuale nelle scuole medie e superiori italiane. Inutile che vi dica che da noi in Italia l’educazione sessuale (figuriamoci quella sentimentale…) è praticamente assente. Anzi, peggio. È ritenuta chiaramente sconveniente e da evitare con cura e metodo. Con il risultato che molti ragazzi formano la propria conoscenza parlandone tra loro e frequentando i social media, oppure direttamente attraverso il porno. Che poi è l’argomento che affronta tutti i giorni la mia collega Cindy Gallop con il suo FAN-TA-STI-CO progetto Make Love Not Porn, ovvero, Fate l’amore, non il porno. Ve l’ho linkato…
Ma la prevenzione?
L’argomento, dal mio personale punto di vista, è molto delicato, quindi ho deciso che lo approfondirò come merita in un post dedicato, in cui parlerò di Truvada, PrEP, preservativi, fluid bonding e astinenza consapevole.
Per ora vi dico che, se già non lo sapete, esiste un farmaco, il cui nome commerciale è Truvada, che consente una forma di profilassi per l’AIDS.
Chi produce il farmaco sostiene che possa essere assunto in continuo, una compressa al giorno, oppure occasionalmente in previsione di un rapporto sessuale, due compresse da 2 a 24 ore prima del rapporto, poi altre due dosi a distanza di 24 e 48 dalle prime.
Come se la cosa non avesse controindicazioni.
Qua mi fermo quindi.
Ma prometto che ve ne parlerò bene in futuro, dopo aver capito e messo a sistema le implicazioni economiche e sanitarie sottese. Dovete solo darmi un po’ di tempo per le ricerche.
Facciamo il test?
Prima di lasciarvi vi lascio gli indirizzi utili per fare il test che, vi ricordo, è gratuito. Sì! Avete capito bene:
IL TEST PER L’HIV È
GRATUITO
ANONIMO
SENZA APPUNTAMENTO
(in tutte i principali Ospedali)
Per verificare la struttura sanitaria più vicina a voi, potete andare qui, dove è anche possibile individuare le strutture per fre gli screening per le altre malattie Sessualmente Trasmissibili.
Ragazzi, io posso dirvi solo una cosa: nel 90, in piena emergenza AIDS, io avevo 15 anni e me la ricordo. L’alone viola e la pubblicità con la musica da panico tu-tu-tu-tu ha pesantemente condizionato i comportamenti sessuali di una intera generazione. Adesso sembra tutto dimenticato, la paura è rientrata e la convinzione generale pare essere quella che vivere con l’AIDS è possibile, normale, quasi facile. È possibile persino avere un figlio, se si è sieropositivi, con tecniche come il lavaggio del seme o la terapia combinata antiretrovirale. Molti personaggi famosi sono risultati malati e lo stigma intorno alla malattia si è notevolmente ridotto.
Ma di AIDS non si vive… Di AIDS si muore ancora e si morirà sempre.
Quindi fate il test e mettete il preservativo!

Prevenire è meglio che curare.
Soprattutto quando qualcosa
NON HA CURA
CREDITS: https://www.thefreshquotes.com/hiv-aids-quotes-aids-awareness-slogans/