San Valentino è passato e io, anche quest’anno, sono riuscita a non festeggiarlo. Tutto merito di una opportuna influenza che mi ha investito prepotente mercoledì pomeriggio e si è dissolta da sola con la nottata del 14. E così questa mattina ho aperto gli occhi riposata e felice, libera di raccontarvi della mia festa preferita, quella dei Lupercalia.
Altro che San Valentino! San Valentino è una festa per mammolette! I Lupercalia son la vera festa degli amanti adulti…
Ma cosa sono i Lupercalia?
Un pizzico di gossip storico per iniziare.

Come dice sempre Woody Allen “Il sesso è una cosa molto bella tra due persone, in cinque è fantastica!”
I Lupercalia erano una festa di epoca romana, una festa pagana quindi, che si svolgeva nel corso del mese di febbraio e aveva il suo culmine il giorno 15 febbraio. Febbraio era infatti per gli antichi Romani un mese particolare: era l’ultimo mese dell’anno, l’ultimo veramente buio e freddo, l’ultimo mese insomma in cui era necessario fare affidamento sulle scorte messe vie durante l’estate per sopravvivere. Era anche il mese in cui i lupi, affamati dal lungo inverno innevato, scendevano dagli Appennini verso valle e i suoi centri abitati, diretti agli ovili in cerca di cibo. Era il mese dei lupi quindi. E forse da lì deriva il detto tempo da lupi… I Romani, visto appunto il tempo da lupi di cui godevano, da fottuti pragmatici quali erano, si erano inventati una divinità su misura che proteggesse loro e le loro greggi dai famelici lupi. Era una divinità minore, agreste, di nome Fauno Luperco o più semplicemente Luperco e i Lupercalia erano appunto le celebrazioni collettive che si tenevano in suo onore.
Il rito in sé era bizzarro e molto liberatorio: prevedeva infatti che i giovani sacerdoti del dio Luperco, chiamati Luperci, rendessero onore al dio con una serie di sacrificio animali. Venivano quindi cosparsi di sangue, poi ripuliti con del latte e infine vestiti con le pelli degli animali appena uccisi, che venivano legate attorno ai fianchi.
Queste pelli venivano anche tagliate in strisce e usate come fruste per colpire le persone che assistevano al rito e in particolare le donne e i loro ventri, per renderli fertili.
Il Luperco con il tempo divenne una funzione ambita, riservata ai giovani Patrizi. Si narra ad esempio la storia di Marco Antonio, all’epoca giovane Luperco, nudo ed eccitato, bigolo al vento, durante una di queste feste nell’anno 44 a.C. cerca di incoronare Imperatore il suo amico Cesare…
Appare chiaro come vi fosse la possibilità più che concreta che la cosa degenerasse in un grosso momento orgiastico di follia collettiva, con uomini nudi inebriati di droghe cerimoniali e donne pronte a farsi percuotere.
Ma come era nata, questa festa?
Una tradizione riporta la storia di Evandro, re di Arcadia, che arriva sulle coste laziali e lì si insedia, fondando sul colle Palatino la città di Pallanteo.
Il buon Evandro, arrivando dalla Grecia, si porta dietro pure molte delle sue divinità, almeno quelle che gli stanno simpatiche. E tra queste Pan Liceo, ossia Pan dei lupi, e la festa in suo onore. Il rito prevedeva che gli abitanti del Palatino corressero nudi attorno al loro colle, con le vergogne coperte solo delle pelli di alcuni animali appena sacrificati alla divinità. Un gran sbatacchio di birilli insomma.

La sola cosa sbagliata dell’essere un ateo è che non hai nessuno da invocare durante un orgasmo
Carroll OConnor
Ma ovviamente non poteva esserci una sola versione circa la nascita di una festa così antica, soprattuto poi di una così esplicitamente sessuale ed erotica.
La seconda versione è infatti ancora più sessualmente esplicita. Racconta che, al tempo del re Romolo, cioè con Roma appena appena nata, la città andò incontro a un periodo di sterilità, durante il quale le donne non rimanevano incinte. Cosa assolutamente deprecabile per una civiltà che stava nascendo e che aveva così imponenti mire di grandezza. Interpellata la bella Giunone, dea del matrimonio e del parto, questa rispose tra bisbigli e sussurri che le donne avrebbero dovuto venir penetrate da un sacro caprone. Le donne dissero allora che piuttosto che il sacro caprone, loro sarebbero rimaste sterili a vita, con buona pace di Roma e di tutta la sua Storia a venire. Che va bene tutto, ma loro il caprone, per quanto sacro, anche no grazie!

“Spogliamoci, corriamo per le strade e frustiamo qualche fanciulla con pelle di capra!” Felice Lupercalia!
Così si decise di chiedere nuovamente la traduzione dei sussurri di Giunone, che forse il sacerdote non aveva ben capito, e venne fuori che il sacerdote, in effetti sì, si era sbagliato e il sacro caprone non avrebbe dovuto ingropparsi le femmine per renderle fertili.
Bastava molto più blandamente sgozzarlo, scuoiarlo, ricavarci degli scudisci e poi usarli per frustare le donne. Meglio sul ventre, così per essere sicuri.
Inutile dirsi che queste rimasero tutte incinte e dieci mesi dopo partorirono una nidiata di nuovi romani.
Insomma, un mito che parte dalla zoofilia e si conclude con un tocco di bdsm ante litteram.
I lupercalia vennero aboliti
La festa, qualunque fosse stata la sua origine, si trasformò con il tempo in una celebrazione puramente sessuale, in cui sesso e dolore si fondono in una unica azione. Durante il mese di festeggiamenti infatti le ricche e annoiate matrone erano solite offrire il proprio corpo agli appetiti dei giovani devoti a Fauno Luperco, che le predavano sessualmente, usandole e battendole con lunghe fruste ricavate da pelli di animali. Si trattava in buona sostanza di orge a tutti gli effetti, se non vere e proprie sessioni di BDSM, in cui le donne godevano a essere frustate, mentre si prendevano appassionata cura dei membri dei loro dolci aguzzini.

“Non mi piacciono le immoralità di gruppo. Le orge vanno bene solo nei film di Fellini. Il rapporto tra cucina e sesso esige che non si superi il numero di tre. Quattro equivale a propiziare due coppie. E cinque è già una massa. (Manuel Vazquez Montalban)
Il clima che si creava era spesso ad alto tasso di erotismo, tanto più che, sempre secondo la tradizione, quel giorno le ragazze vergini potevano essere iniziate ai misteri e alle gioie del sesso da qualunque persona di passaggio.
Inutile dirvi che erano un modo perfetto per portare nuovo seme all’interno di piccole cerchie di persone come le prime comunità abitate stanziali, senza rompere equilibri relazionali consolidati. I padri e i mariti quindi coglievano l’occasione per far mettere incinte le loro femmine, figlie e/o mogli che fossero, da persone di passaggio.
La cosa andò avanti finché resse Roma e il suo Impero. E poi nulla, arrivò il cristianesimo e vennero aboliti.
Strano, eh?
Fu Papa Gelasio I nel 495 a decidere che i Lupercalia erano davvero troppo immorali. La festa venne messa sostanzialmente fuorilegge, a tutti gli effetti vietata, e venne sostituita dalla festa della Candelora. Quest’ultima festività non attecchì molto, anche perché prevedeva una pizzosa benedizione delle candele, come simbolo di Cristo, luce che illumina le genti… Insomma, passare da correre nudi per strada, frustare femmine e ingropparsele a benedire candele il salto è forse troppo grosso pure per i tristi e autoflagellanti cristiani bassomedievali. Così si decise di spostare la noiosa Candelora al 2 febbraio e di mettere il 14 febbraio, proprio il giorno prima dei Lupercali, la festa dell’amor romantico.
Venne pertanto scelto un santo, san Valentino appunto, la cui storia era tanto perfetta allo scopo da sembrare inventata. Sentite qua. San Valentino, martirizzato nel 273, si fece protettore dell’amore romantico (puro e santo quindi) tra la bella cristiana Serapia e il centurione romano Sabino, ovviamente pagano. Il loro era un meraviglioso amore interreligioso che porta, altrettanto ovviamente, alla conversione del centurione, che per amore si vota all’unico Dio. Purtroppo poi i due muoiono subito dopo la benedizione, lei di tisi e lui di crepacuore. E così hanno pure evitato di consumare l’atto sessuale.
Così, dopo aver festeggiato la purezza dell’amore vero con la propria dolce metà, diventava difficile, se non impossibile, andare il giorno dopo a folleggiare ignudi per la via della città, indipendentemente che si fosse donne o uomini.
Che vi avevo detto? C’è qualcosa di meno erotico, accattivante e divertente di San Valentino?
Quindi stasera tenete alta l’italica tradizione romana dei Lupercalia, spogliatevi e correte nudi per il vostro giardino, balcone o soggiorno, a voi la scelta. Inseguite la vostra amata, veneratela come una dea, sculacciatela pure se il gioco vi piace, ma non dimenticate mai di glorificare, attraverso il dono del piacere, la meraviglia dell’essere vivi.
Andate e godete anime belle!
Il vostro dio questa sera vi sorriderà benevolo!